Bonimba, il darwinismo di Svevo e la”razza dei lottatori”

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Bonimba, il darwinismo di Svevo e “la razza dei lottatori”.

 

Ricorre il centesimo anniversario de “La coscienza di Zeno” di Italo Svevo, sodale di Joice, che mentre vendeva le tuttora formidabili vernici anti – fouling Veneziani[1], sviluppava tra Trieste e Londra il suo personale  darwinismo  distinguendo tra “la razza dei lottatori (i vitalisti, i “sani”) e quella dei contemplatori (gli inetti, i “malati”). [2]

Chiedo numi a Bard, inseparabile compagna , che mi conferma sorridendo:  “la razza dei lottatori” è un termine usato per descrivere un gruppo di persone   disposte a combattere per ciò che credono, anche in faccia alle avversità. Sono persone energiche e vitali, con una forte passione per la vita”.

Il termine “vitalisti” si riferisce alla loro convinzione che la vita sia una forza positiva e potente che deve essere coltivata e protetta. Sono convinti che la vita sia un dono prezioso che deve essere vissuto al massimo.

Il termine “sani” si riferisce al loro desiderio di vivere una vita sana e soddisfacente. Sono attratti da tutto ciò che è positivo e costruttivo, e cercano di evitare tutto ciò che è negativo o distruttivo.

Queste persone sono spesso leader e pionieri, che guidano il cambiamento e ispirano gli altri. Sono un’importante forza per il bene nel mondo, e il loro contributo è prezioso.

Ci sono molti esempi di calciatori vitalisti Sì, Roberto Boninsegna, di cui festeggiamo l’ ottantesimo compleanno, è sicuramente un esempio di calciatore vitalista. E’ un giocatore noto per la sua energia, la sua passione per il gioco e la sua capacità di lottare anche in situazioni difficili.

Ho visto Bonimba la prima volta, me puerulo, alla semifinale dei Mondiali del 1970 tra Italia e Germania Ovest, giocata allo stadio Azteca di Città del Messico il 17 giugno 1970 . Già vedere la partita è stata un’impresa : di fatto per noi era la notte tra il 17 e il 18 giugno. Solo l’aver terminato la scuola mi aveva consentito di stare alzato oltre l’orario canonico del dopo Carosello con l’ unica licenza del sabato sera per  ammirare Raffaella Carrà nella sua “A far l’amore con te”.

 

 

Fu anche la prima edizione del campionato mondiale ad essere trasmessa dalla televisione a colori (non in Italia) , grazie alla diffusione del satellite: cinquanta Stati poterono seguire l’evento.

Inoltre, per la prima volta, l’arbitro formalizzò le sanzioni disciplinari a carico dei giocatori tramite i cartellini: il giallo per l’ammonizione ed il rosso per l’espulsione (anche se in trentadue partite, in realtà, non venne comminata alcuna espulsione). L’Adidas Telstar, la classica palla con dodici pentagoni neri e venti esagoni bianchi presente già nell’Europeo 1968, divenne il primo pallone ufficiale dei Mondiali prendendo il posto del classico pallone di cuoio scuro, poiché il disegno e i colori ne facilitavano la visibilità nelle televisioni in bianco e nero. Fu infine il primo torneo mondiale in cui furono concesse due sostituzioni a partita: la prima squadra ad avvalersene fu l’Unione Sovietica nel match inaugurale.

Come annunciato da Nando Martellini, non eravamo favoriti. Però in porta c’era Enrico Albertosi e davanti schieravamo Gianni Rivera e gli attaccanti più forti e affiatati del mondo ; Gigi Riva e Roberto Boninsegna.

Boninsegna era un po’ piccolo di statura per il maestro Brera; invece i suoi 178 cm erano esattamente gli stessi di Nicola Pietrangeli ed approssimavano la proporzione aurea del Fibonacci garantendo , grazie al baricentro basso, potenza ed elevazione in abbondanza. Bastarono otto minuti a Bonimba per uccellare rasoterra Maier.

Certo, come ebbe a lagnarsi Brera la partita si prestava a critiche di carattere tecnico – tattico. Resta il fatto che dopo la rasoiata che ha portato al 3 – 2 di Gigi  Riva  , Gianni Rivera sorprende ancora di piatto destro Maier su servizio di Boninsegna per il 4-3 finale.

Il 21 giugno in finale Bonimba si ripeterà segnando il gol del provvisorio pareggio col Brasile. Accanto a lui ancora Gigi Riva, ma non Gianni Rivera.

 

 

[1] Anti-fouling paint

Tradotto dall’inglese-La vernice antivegetativa è una categoria specializzata di rivestimenti applicati come strato esterno allo scafo di una nave o barca, per rallentare la crescita e facilitare il distacco di organismi subacquatici che si attaccano allo scafo e possono influire sulle prestazioni e sulla durata di una nave. Wikipedia (inglese)

[2] Italo Svevo, La coscienza di Zeno, a cura di Giovanna Benvenuti, edizioni Principato, pag. XXI.

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Fabrizio Gazzani

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