Vigilanza privata, svolta sul riposo giornaliero: cosa cambia per turni e buste paga

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Sentenza Cassazione sul riposo giornaliero: niente permessi pagati per le guardie giurate, ma pause tra i turni e nuovi equilibri nei costi aziendali

In una recente pronuncia la sezione lavoro della Cassazione ha ribadito che, nel settore della vigilanza privata, il recupero del riposo giornaliero compresso non può essere trasformato in permessi retribuiti, ma deve avvenire attraverso intervalli di riposo più lunghi.

La decisione ridefinisce la lettura dell’articolo 72 del contratto collettivo di categoria e incide sulla gestione dei turni e dei costi del personale.

Per le imprese di sicurezza il messaggio è chiaro: la compressione delle undici ore di riposo minimo non genera ore di permesso da scalare dall’orario di lavoro, ma comporta obblighi organizzativi aggiuntivi per garantire al lavoratore un recupero effettivo delle energie psicofisiche entro i trenta giorni successivi.

Per le guardie giurate la tutela passa più dalla qualità del riposo che dalla monetizzazione del disagio.

Riposo giornaliero e orario di lavoro: cosa prevede il contratto

Il contratto collettivo della vigilanza privata prevede che, quando il riposo giornaliero di undici ore consecutive viene compresso, le ore mancati debbano essere recuperate entro un termine prefissato.

La norma, però, non indicava in modo esplicito se tale recupero dovesse avvenire tramite permessi retribuiti o mediante periodi di riposo più lunghi inseriti nella programmazione dei turni.

La Cassazione scioglie il nodo richiamando la netta distinzione, di matrice europea, tra “periodo di riposo” e “orario di lavoro”.

Recuperare il riposo significa ripristinare un tempo effettivamente libero da obblighi di servizio, non ridurre l’orario lavorativo a parità di retribuzione.

L’obiettivo primario rimane la tutela della salute e della sicurezza del lavoratore.

Effetti su costi del lavoro, straordinari e turnazioni

La lettura della Suprema Corte ha un impatto immediato sulla struttura dei costi del lavoro nel settore della vigilanza privata.

Escludendo la creazione automatica di permessi retribuiti, la decisione contiene il rischio di incremento diretto del costo del lavoro, ma al tempo stesso impone una pianificazione più rigorosa dei turni.

Le aziende dovranno costruire griglie orarie che tengano conto non solo del tetto delle 48 ore settimanali, ma anche dell’effettiva possibilità per il personale di fruire dei riposi compensativi entro i trenta giorni.

Il mancato rispetto di tali equilibri potrà aprire la strada a contestazioni per usura psicofisica e violazione degli obblighi di protezione.

Tutela della salute e ruolo della buona fede datoriale

Un passaggio decisivo riguarda l’interpretazione delle clausole contrattuali secondo buona fede.

Il datore di lavoro non può limitarsi a prevedere sulla carta la possibilità di recupero del riposo, ma deve organizzare l’attività in modo che tali recuperi siano concretamente fruibili.

Rotazioni irragionevoli, turni spezzati o riposi collocati in fasce orarie poco utilizzabili potrebbero essere giudicati incompatibili con il principio di effettività della tutela.

La pronuncia rafforza l’idea che la salute del lavoratore non sia un bene monetizzabile a posteriori, ma un interesse da proteggere in via preventiva, attraverso scelte organizzative equilibrate.

Per le imprese di vigilanza ciò significa investire in programmazione del personale e in monitoraggio delle ore lavorate, limitando il ricorso strutturale allo straordinario.

Prospettive per imprese e lavoratori della vigilanza privata

La decisione offre alle imprese un quadro più certo per interpretare le clausole del contratto collettivo e per negoziare, a livello aziendale, modalità di turnazione coerenti con i vincoli sui riposi.

Allo stesso tempo i lavoratori ottengono una conferma del diritto a un recupero effettivo del riposo giornaliero, che deve tradursi in pause reali e non solo in compensazioni economiche, riducendo il rischio di usura psicofisica in un settore già esposto a turni lunghi e orari disagiati.

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Giuseppe Anfuso

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